martedì 17 novembre 2009

Fame,Gheddafi: basta allo spoglio di terre agricole in Africa

ROMA (Reuters) - Il leader libico Muammar Gheddafi, che partecipa al Vertice Mondiale sull'Alimentazione, ha chiesto oggi di porre fine all'acquisto di terreni agricoli in Africa da parte delle nazioni che importano generi alimentari, e ha descritto il fenomeno come un "nuovo feudalismo" che potrebbe diffondersi anche in America Latina. "I paesi ricchi stanno comprando la terra in Africa. Stanno privando il popolo africano dei suoi diritti. Questo sta per succedere anche in America Latina..." ha detto Gheddafi al vertice, a cui partecipano soprattutto leader africani e sudamericani. "I piccoli agricoltori vengono spogliati delle loro stesse terre grazie ai nuovi poteri feudali che vengono dall'esterno dell'Africa e che stanno comprando la terra a un prezzo molto basso". "Dovremmo combattere contro questo nuovo feudalismo, dovremmo mettere fine a questa sottrazione di terra nei paesi africani", ha detto ancora il leader libico. La fiammata dei prezzi alimentari che ha provocato rivolte in tutto il mondo e il timore di mancanza di cibo nel 2008 ha spinto paesi come l'Arabia Saudita, la Cina e la Corea del Sud a comprare terreni agricoli all'estero. La Fao punta a varare delle linee guida per cercare di salvaguardare gli interessi talvolta configgenti degli agricoltori locali e degli investitori sul governo del suolo e delle altre risorse naturali e sta consultando aziende, agricoltori ed esperti indipendenti. Nei mesi scorsi, l'International Food Policy Research Institute, un think-tank che ha sede negli Usa, ha reso noto che dal 2006 15-20 milioni di ettari di terreno nei paesi poveri sono stati venduti o sono oggetto di negoziato per la vendita ad acquirenti esteri. I sostenitori di tali accordi affermano che essi forniscono nuove sementi, tecnologie e finanze per l'agricoltura in paesi che da decenni soffrono per la mancanza di investimenti. Il direttore generale della Fao Jacques Diouf ha detto oggi, nel corso del vertice, che "l'investimento privato dovrebbe essere incoraggiato", sia interno che estero, ma servono regole "preferibilmente nello spirito di un codice di condotta sull'investimento agricolo nei paesi in via di sviluppo".

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