mercoledì 25 novembre 2009

Immigrati. Fini ai giovani stranieri: "Chi dice che siete diversi è uno stronzo"

21 Novembre 2009 I disegni attaccati alle pareti, i cartelloni colorati con le lettere dell'alfabeto, i collage con i pupazzi dei cartoni animati. Una scuola come tante a vederla, il centro "La semina" a Tor Pignattara a Roma. Sono i piccoli ospiti ad essere "particolari". Sono tutti figli di immigrati. Molti nati in Italia, qualcuno nei paesi d'origine della famiglia: Bangladesh, Eritrea, Cina, Marocco, Filippine. Pochi conservano tracce di una lingua straniera, i più parlano italiano, anzi romanesco, senza incertezze. Stamattina a far visita al centro, nel quartiere dell'ormai ex-periferia romana, è andato il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Ai piccoli dagli occhi scuri che stentavano a star fermi sulla sedia, Fini ha risparmiato il solito copione da cerimoniale. Nessun discorso. Si è piazzato, microfono in mano, tra i ragazzi e li ha intervistati. "Sulla cittadinanza di parole ne ho dette tantissime, forse troppe. Sono qui per ascoltare voi, perché la politica deve saper ascoltare anche quello che i cittadini hanno nel cuore", ha spiegato il presidente della Camera che pure qualche parola l'ha voluta dire indirizzandola a chi ha pregiudizi sugli immigrati. "Voglio sapere da dove venite, se c'è qualcuno che vi fa pesare il fatto che i vostri genitori non sono italiani, se c'è qualche stronzo che vi dice qualche parola di troppo", ha scandito tra le risate dei ragazzi. "Anche il presidente della Camera qualche volta dice parolacce e se qualcuno vi dice che siete diversi, la parolaccia se la merita. Voi pensatela e io la dico", ha assicurato Fini. L'intervista di Fini ai ragazzi è andata avanti quasi due ore in un clima di informalità crescente man mano che gli studenti superavano la timidezza. Tra i primi si è fatto avanti un bimbo marocchino di 12 anni, occhi nerissimi e furbi, marcato accento romanesco. "Tu mi sa che sei un bel paraculo", lo ha apostrofato Fini. Poi è stato il turno di una ragazza del Bangladesh di diciotto anni e musulmana. Il presidente della Camera le ha chiesto se obbedirebbe a suo padre se le imponesse, come autorizza una certa interpretazione del Corano, un marito. "Sarei parecchio contrariata", ha risposto la ragazza e Fini: "Bene, direi che sei perfettamente integrata". Il presidente della Camera ha spiegato ai ragazzi che il senso delle sue domande era quello di capire quanto siano ormai "italiani" a tutti gli effetti, né più né meno dei loro coetanei figli di italiani. Insomma, una dimostrazione sul campo di quanto il presidente della Camera va dicendo da tempo, ovvero la necessità di abbrevviare i tempi per la cittadinanza per bambini come quelli del centro di Tor Pignattara. Belle parole ma, ha chiesto un ragazzino, "come farà a convincere di tutte queste cose quelli di destra?". Alla domanda, Fini è scoppiato a ridere: "Belle domanda questa!", poi ha argomentato: "Si convinceranno, si convinceranno. Certo bisogna discutere e bisogna convincere quelli di destra ma anche qualcuno a sinistra. Ma se parlano di voi da un bel salotto, non si convinceranno mai. Se non vengono qui e non parlano con voi , non potranno mai capire. Ma saranno loro in torto e non di certo voi". Fini è voluto andare appunto a parlare con i ragazzi per avere un riscontro reale su un tema come la cittadinanza. "Se ne può parlare in astratto come principio, ma venire qui a sentire quello che dicono questi bambini e trovi la conferma di tante cose. Io - ha detto poi ai cronisti il presidente della Camera - ho avuto la conferma che non c'è nessuna differenza tra un bimbo che nasce in un quartiere di periferia a Milano da genitori lombardi e ragazzi come questi che sono nati in una periferia romana e sono figli di genitori stranieri. Questi ragazzini sono già italiani". Fini ha poi "bacchettato" la stampa per "i riferimenti etnici" usati nei titoli quando si parla di reati, cosa che può portare "all'equazione: straniero uguale delinquente. È un modo superficiale di informare. Se un romeno o un eritreo scippa una signora italiana il titolo è 'Romeno scippa...'. È un modo superficiale di informare: ci sono stranieri delinquenti così come ci sono italiani delinquenti, ma gli uomini sono tutti uguali e devono essere trattati nello stesso modo dalla legge, dalla stampa e dalla politica". Infine, un accenno alla Bossi-Fini. "Quella legge ha funzionato e il suo spirito era giusto. Oggi farei un paio di modifiche". Innanzitutto sui tempi per trovare lavoro: "C'è la crisi economica e sei mesi di tempo per trovare un altro lavoro quando si resta disoccupati è troppo poco. Allungherei i tempi almeno fino ad un anno perché in sei mesi è francamente complicato trovare lavoro di questi tempi". Inoltre, per Fini è necessario "rendere più veloce un adempimento burocratico" come quello del rinnovo del permesso di soggiorno. Dopo la richiesta di autografi e le foto con i telefonini dei ragazzi, prima di andarsene Fini ha dovuto anche ascoltare le ragioni di un'altra generazione. Dopo i piccoli stranieri, gli anziani romani. Hanno protestato con il presidente della Camera perché "sfrattati" dal loro centro per ospitare la scuola per i bimbi immigrati. "I bambini restino pure - dice un'anziana di 83 anni - ma ci diano un posto pure a noi vecchi". Fini ha promesso che darà una mano. http://www.loccidentale.it/articolo/immigrati.+fini+ai+giovani+stranieri:+%22chi+dice+che+siete+diversi+%C3%A8+uno+stronzo%22.0082089

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