mercoledì 17 febbraio 2010

I sogni online dei rifugiati di via Asti

Un blog per gli ospiti dell'ex caserma: "Signor sindaco, dammi un lavoro" di Erica Di Blasi Nasce il blog dei rifugiati di via Asti. I duecento ospiti dell'ex caserma La Marmora hanno messo su internet un diario che aggiornano giorno per giorno. «Siamo un gruppo di cittadini africani - spiegano sul web - provenienti da Somalia, Sudan ed Etiopia. Ci troviamo a Torino, in via Asti. Viviamo in un'ex caserma che il Comune ci ha messo temporaneamente a disposizione. Siamo rifugiati politici in attesa di sapere cosa sarà di noi». Alcuni di loro sono passati dall'ex clinica di corso Pescheria, un edificio che hanno occupato per quasi un anno. Poi Palazzo civico, dopo aver trovato ai rifugiati politici una sistemazione alternativa a Settimo e in via Asti, ha predisposto lo sgombero. Nell'ex caserma sono arrivati l'11 settembre scorso. «Una data strana - sottolineano nel messaggio di apertura del blog- non c'è che dire. Siamo 180 più o meno. Un etiope, un ghanese, una ventina di sudanesi, gli altri sono somali. Siamo scappati dalla guerra e adesso cerchiamo di costruirci un nuovo futuro. Ricominciamo da Torino». Ed ecco la loro vita all'interno dell'ex caserma e sotto la Mole. Basta guardare i tanti scatti che tappezzano il blog. Ci sono le partite di calcio, la prima neve, le serate al cinema e la scuola. Come testimonia la prima lettera di Said al computer. Oggi ha 24 anni: è nato a Jowhar, in Somalia. Qui in Italia è arrivato il 27 febbraio 2008: vive con gli amici, ma ha una moglie e due figli. Nella sua lettera non mancano le preoccupazioni per il futuro. «Adesso sono disoccupato - scrive sul blog - In Somalia lavoravo in un negozio di abbigliamento. La mia maestra qui è molto brava». Quella paginetta su Internet è un po' diventata la palestra per gli ospiti di via Asti alle prese con i primi corsi di italiano. Ma frugando tra i commenti e gli sfoghi sul web, ci si imbatte in una lettera con più «pretese». È indirizzata al sindaco Chiamparino. «Salve. Mi chiamo Mohamed. Ho 21 anni. Sono un ragazzo somalo. Vivo qui in Italia a Torino. Davvero, vivo a Torino da solo. Sono uno dei rifugiati che vivono in via Asti. Sono studente e sto facendo tanti corsi». Informatica, tutte le mattine in una scuola di via Canelli, la lingua italiana in via Ceresole, quattro pomeriggi a settimana. E ancora, le lezioni di italiano in via Asti e un corso serale per prendere la licenza media al Ctp Gabelli, in via Bologna. «Mi piace frequentarne tanti - scrive Mohamed - perché voglio diventare una persona istruita: sono un rifugiato povero che non può comprare i libri per la scuola. Ho però un altro grande problema: non trovo lavoro e alla fine sto facendo lo studente ormai da un anno. Mi piacerebbe trovare un impiego che mi permetta di continuare a migliorare anche la mia istruzione. Signor sindaco, se può mi aiuti. La prego. Mohamed Osman Yusuf».

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