mercoledì 10 marzo 2010

IL CORNO D”AFRICA

Gibuti è il nome di una giovane repubblica africana e, allo stesso tempo, della sua capitale nel Corno d’Africa, tra Somalia, Etiopia e Eritrea. Territorio dell’Islam, sbarcato già nel VII secolo dalla vicina penisola Arabica. Puntuale come sempre sbarca ogni giorno, invece, il kat, erba che tutti masticano per ore e inebria il cervello, fa passare la fame, è come una droga. Povertà, disoccupazione, kat, prostituzione: su tutto si distende più volte, magnifico, il canto delle moschee: ”Dio è grande!” Solo la fede, infatti, sostiene questo meraviglioso popolo e una micro-solidarietà tra musulmani quotidiana. In mezzo a loro la presenza di pochi uomini e donne compie miracoli altrettanto quotidiani: sono cristiani. I loro sono gesti di collaborazione, di aiuto o semplicemente uno sguardo o una parola che incoraggiano. Sono suore, giovani volontari, missionari, piccole comunità cristiane, che si fanno in cento nel campo della sanità, dell’insegnamento, dell’aiuto concreto alle varie povertà. In “Lettere da Gibuti”* ne spiccano alcuni volti, come quelli delle Suore di Gibuti, “donne di carità, di frontiera e di obbedienza”. Tra di loro la figura di suor Anna, anziana donna veneta di gran cuore e altrettanto temperamento, capace talvolta di presentarsi alla polizia per fare le sue rimostranze: “Voi trattate come animali questi emigranti!” I poliziotti la ascoltano rispettosamente e restano interdetti. L’impegno delle suore cristiane in questa terra musulmana è assicurare la presenza viva del Vangelo attraverso le attività, ma anche attraverso l’impegno vissuto nella gioia e realizzato nell’amore. Vivere da cristiani in un ambiente musulmano è qualcosa di veramente originale. E’ la vocazione coraggiosa di una Chiesa povera, minoritaria, senza ambizioni, di un cristianesimo che riscopre il messaggio del Vangelo: la passione per l’uomo, per tutti gli uomini senza distinzioni. Volti e situazioni differenti sono presentati in queste “Lettere da Gibuti” con pennellate rapide, efficaci e uno sguardo commosso come di eroi in un mondo di umili: sono i discepoli del Signore nella terra del Profeta, appassionati del “dialogo della vita” con un popolo radicalmente differente. Nella terra dove i credenti vivono unicamente la “grandezza di Dio”, come ricordava Giovanni Paolo II, sono testimonianza di Dio che è Amore. Un tocco poetico si allea sempre a una riflessione lucida ed efficace nel comprendere una grande verità: “I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano”. La post-fazione di Giulio Albanese, sulla problematica delle Afriche (al plurale), ricorda quanto afferma lo scrittore senegalese Cheick Anta Diop a proposito dei rapporti Nord-Sud: “Non abbiamo avuto lo stesso passato, noi e voi, ma avremo necessariamente lo stesso futuro”. Da un’esperienza di missione è nato questo libro e ne è testimonianza viva, concreta e appassionante. Si fa anche gesto missionario: i diritti di Autore sono inviati alla diocesi di Gibuti per la vita delle piccole comunità cristiane. Diventa strumento utilissimo per le parrocchie, per una sensibilizzazione missionaria e una apertura sul panorama multireligioso attuale. Anna Bertini *LETTERE DA GIBUTI. Comunità cristiane nel mondo musulmano di Renato Zilio, Edizioni Messaggero Padova, 2009 pagg.88, euro 7 con note di Giulio Albanese e Giorgio Bertin. Una promozione speciale tramite e-mail emp@santantonio.org oppure numero verde 800-508036.

Nessun commento: