venerdì 22 luglio 2011

Risposta del Governo all'Interpellanza Urgente sul caso Eritrea e diritti Umani


Bozze non corrette in corso di seduta

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,55).
(Intendimenti del Governo per garantire la libertà religiosa in Eritrea in relazione alle iniziative di cooperazione economico-commerciale - n. 2-001165)
PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-001165 concernente intendimenti del Governo per garantire la libertà religiosa in Eritrea in relazione alle iniziative di cooperazione economico-commerciale (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
RENATO FARINA. Signor Presidente, rinuncio all'illustrazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Stefania Craxi ha facoltà di rispondere.
STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Come è noto, l'Eritrea è Pag. 149sottoposta ad un regime sanzionatorio delle Nazioni Unite in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1907 del 2009, che ha accentuato le tendenze di quelle autorità a percorrere la via dell'autarchia e dell'isolamento dalla comunità internazionale. L'isolamento e l'ulteriore rafforzamento del regime sanzionatorio nei confronti di Asmara non hanno finora contribuito alla causa del miglioramento della situazione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali ma hanno al contrario condotto il regime ad un'ulteriore involuzione.
Con gli obiettivi di promuovere e sostenere la crescita democratica e civile dell'Eritrea, e relazioni bilaterali costruttive, il Governo ha quindi avviato, nel corso degli ultimi due anni, un complesso e delicato processo di rivitalizzazione del dialogo bilaterale. Nei contatti con quelle autorità, non si è mai mancato di sottolineare l'importanza del rispetto dei diritti umani e della promozione delle libertà fondamentali per il popolo eritreo.
Il Governo è infatti ben consapevole delle forti criticità quanto al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Eritrea. Ed è proprio per questa ragione che tale tema rientra fra quelli principali del nostro dialogo bilaterale con Asmara. Anche a livello europeo abbiamo favorito, sin dai primi timidi segnali d'apertura al dialogo da parte eritrea nel 2008, l'inserimento della questione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel dialogo politico che i capi missione della UE ad Asmara intrattengono con le autorità locali. Tale questione ha quindi formato oggetto, negli ultimi due anni, di tre sessioni del dialogo politico che le ambasciate europee intrattengono con quel Governo.
La recente missione, cui fanno cenno gli onorevoli interroganti, si è recata ad Asmara per partecipare alla seconda sessione del tavolo bilaterale per la discussione di tematiche consolari, culturali ed economiche, esercizio avviato nell'ottobre scorso a Roma. La convocazione del secondo tavolo, è stata tuttavia condizionata da alcuni gesti da parte eritrea: la presentazione delle lettere credenziali del nostro ambasciatore, l'allentamento delle restrizioni imposte alla comunità diplomatica colà residente, e dei segnali positivi in merito alla nota questione della coscrizione obbligatoria dei religiosi. Pag. 150
A tale ultimo proposito, si ricorda infatti che recentemente il dipartimento per gli affari religiosi eritreo aveva annunciato di aver disposto l'arruolamento militare obbligatorio di tutti i religiosi di ogni confessione, ordine e grado di età inferiore ai 30 anni. Se ciò dovesse verificarsi circa 600 religiosi cattolici tra seminaristi, sacerdoti e parroci sarebbero costretti ad abbandonare parrocchie e conventi e a presentarsi nei campi di addestramento per prestare il servizio militare a tempo indeterminato. Grazie quindi al nostro intervento, le autorità eritree hanno deciso di esentare dal servizio militare sia le religiose dei vari ordini ivi attivi, sia i componenti del clero di vario livello che hanno compiti operativi nella conduzione delle parrocchie e di altre istituzioni cattoliche.
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Tali sviluppi parziali, ma incoraggianti, hanno formato oggetto dei colloqui della recente missione nel Paese. Com'è noto, i gruppi religiosi sono sottoposti ad un rigido regime di registrazione obbligatoria e, allo stato attuale, solo quattro confessioni sono autorizzate ad agire nel Paese (Chiesa ortodossa Eritrea, Chiesa evangelica di Eritrea, Islam sunnita e Chiesa cattolica romana).
La delegazione ha, inoltre, affrontato altre tematiche bilaterali: il rinnovo dell'Accordo tecnico sullo status delle scuole italiane all'Asmara, la più grande istituzione scolastica statale fuori dai confini nazionali, e la situazione della comunità italiana colà residente, eredità dei trascorsi legami storici tra l'Italia e l'Eritrea e importante anello di unione tra i due Paesi.
Sul fronte culturale e della formazione scolastica, gli incontri realizzati con le competenti autorità eritree in vista del rinnovo dell'Accordo tecnico sullo status delle scuole italiane di Asmara e del loro personale hanno consentito di ribadire, nel rispetto della missione principale ed irrinunciabile della diffusione della lingua e dei modelli culturali italiani, la nostra disponibilità ad un'armonizzazione dei curricula e programmi offerti dalle scuole italiane, al fine di venire incontro all'esigenza di una maggiore integrazione fra i due sistemi educativi.
Tutto questo, nella prospettiva di dare una più adeguata risposta formativa alle esigenze della società e del mercato del lavoro locali, garantendo nel contempo ai giovani eritrei - che costituiscono oltre il 95 per cento degli studenti frequentanti le nostre istituzioni scolastiche - un percorso educativo e culturale più completo, aperto e diversificato rispetto a quello offerto dal sistema scolastico locale. Alcuni miglioramenti dello status dei docenti italiani della scuola sono stati, altresì, al centro dei colloqui con il Ministro dell'educazione.
Inoltre, alla luce del crescente interesse del mondo imprenditoriale italiano per le opportunità economiche del Paese africano, sono state affrontate alcune questioni economico- Pag. 152commerciali con le autorità eritree, al fine di verificare il quadro giuridico a tutela degli investimenti italiani nel Paese, in particolare nel settore della pesca.
A quest'ultimo riguardo, è stato avviato il negoziato per un'intesa tecnica tra il Ministero della salute italiano e il Ministero dell'agricoltura eritrea nel settore della pesca e dell'acquacoltura, per prevenire i rischi di trasmissione delle malattie infettive e parassitarie delle specie ittiche, e per prevenire la trasmissione all'uomo delle malattie degli animali e/o delle malattie derivanti dai prodotti di origine animale.
Riteniamo importante l'approfondimento delle relazioni commerciali e della collaborazione in alcuni settori tecnici quali quello sanitario, nella consapevolezza che la crescita economica e l'assistenza tecnica rappresentino strumenti determinanti per contribuire a migliorare la condizione socioeconomica della popolazione locale e, di conseguenza, ad alleviare le cause all'origine dell'ingente flusso di cittadini eritrei che fuggono dal Paese, finendo vittime di organizzazioni criminali internazionali.
Allargando il nostro orizzonte al contesto regionale, vorrei sottolineare come l'involuzione del regime eritreo affondi le sue radici anche nello stato di mobilitazione perenne al quale viene sottoposta la popolazione locale per fare fronte alla percepita minaccia militare dell'Etiopia, Paese che, come è noto, occupa, in violazione del diritto internazionale, alcuni territori eritrei.
La stabilizzazione del contesto regionale rappresenta, dunque, una condizione necessaria per favorire l'avvio di un graduale processo di democratizzazione dei Paesi del Corno d'Africa, ivi inclusa l'Eritrea.
Per questo motivo, l'Italia è impegnata, sia a livello bilaterale che a livello europeo, per contribuire alla normalizzazione delle relazioni tra L'Asmara ed Addis Abeba, nella consapevolezza che la risoluzione di tale conflitto congelato possa arrecare grande beneficio in termini di stabilità a tutti i Paesi della regione.
Vorrei concludere ricordando quanto il Governo sia fortemente impegnato a mantenere il Parlamento informato sulla sua azione. Ci atteniamo a questo impegno, ovviamente con maggior convinzione in materia di promozione di diritti Pag. 153dell'uomo e di libertà fondamentali, la quale rappresenta una tematica assolutamente prioritaria per il Governo e sulla quale si registra da sempre una piena sintonia con il Parlamento
PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare. RENATO FARINA. Signor Presidente, a me sembra che l'interpellanza urgente in oggetto abbia avuto un successo, cioè abbia consentito finalmente di capire, con un'ampiezza di particolari, quale sia il lavoro del nostro Governo nei confronti del regime eritreo.
Mi dichiaro, quindi, soddisfatto di quanto riferito dall'onorevole Craxi, ma ribadisco un punto: tutto questo deve essere manifesto e reso chiaro, altrimenti si rischia di propagandare un'immagine dei nostri rapporti con l'Eritrea che sono di sostanziale accettazione dello status quo.
Mi riferisco, in particolare, al comunicato ufficiale espresso dal Ministero degli affari esteri e pubblicato dalle principali agenzie del Paese, che è un comunicato addirittura festoso. Le leggo l'inizio: rafforzare la cooperazione economico-commerciale con l'Eritrea, investendo su settori chiave come la pesca, il turismo e l'energia; questo l'obiettivo di una missione imprenditoriale ad Asmara appena conclusasi e guidata dal direttore centrale per i Paesi dell'Africa subsahariana della Farnesina.
Non vi è nessun accenno, in questo comunicato, a tutto quello che lei ha affermato, salvo dal punto in cui lei ha detto «inoltre», che è la parte finale della sua risposta.
Non capisco perché nei comunicati ufficiali non si accenni al fatto che si è intervenuti sui diritti umani: vi è un patto tacito di non parlarne? Non lo credo. Allora, si rafforzi la comunicazione, perché, altrimenti, di fatto si comunica un'idea di Eritrea che non esiste nella realtà.
Pertanto, sono molto contento che l'onorevole Craxi abbia espresso una politica del Governo che mi trova completamente concorde e, vorrei dire, ammirato.
Detto questo, mi permetto di segnalare all'opinione pubblica, oltre che a questa istituzione in cui parlo, qual è oggi la situazione dei diritti umani in Eritrea, facendo anche un po' di storia e anche contestando una piccola questione non marginale. Pag. 154
Primo: negli ultimi quindici anni la situazione dell'Eritrea, nel campo dei diritti umani, è peggiorata vistosamente, non vi sono mai state elezioni dal 1991 (da quando vi è stata l'indipendenze e l'ascesa di questo dittatore, di cui non faccio il nome) e la Costituzione del 1997 non è mai entrata in vigore. Secondo: nel 2001 vi è stato l'arresto di quindici tra ministri e generali che chiedevano riforme e rispetto della sovranità popolare; sono passati dieci anni senza nessun processo e sono quasi tutti morti nelle carceri del regime (sono carceri sotterranee nel deserto, spero si chieda conto di questo). Terzo: l'arresto domiciliare - che continua - e l'estromissione del patriarca della Chiesa ortodossa dalla sua sede canonica. Quarto: la totale assenza di libertà di stampa, di movimento, di associazione e di religione. Quinto: quello che oggi è il motivo dell'esodo di centinaia di migliaia di giovanissimi eritrei - ed è stato ben espresso dal sottosegretario - attiene alla militarizzazione del Paese, costringendo i giovani non a fare il servizio militare, ma la vita militare a tempo indeterminato, negando spesso il diritto allo studio. Sesto: la mancanza di una giustizia libera dal potere militare (non vi è giustizia indipendente).
Ultimamente anche la Chiesa cattolica è sotto attacco, e sono molto compiaciuto che il Governo abbia fatto pressione ed abbia ottenuto risultati - nel campo che ho appena citato - contro la coscrizione obbligatoria. Già nel 1995 il Governo ha tentato di limitare le azioni sociali caritatevoli della Chiesa e ha fatto chiudere tutte le riviste e i giornali che la Chiesa pubblicava.
Vi sono stati anche casi di esproprio dei beni della Chiesa. Da più di dieci anni si nega il visto a sacerdoti e suore che vogliono venire a completare i loro studi di teologia a Roma.
Questo rientra nella strategia del regime per indebolire la Chiesa cattolica sul piano intellettuale, sociale ed economico, dimenticando che, tra l'altro, la Chiesa cattolica, in particolare i frati cappuccini, sono stati determinanti nell'ottenere l'indipendenza. Inoltre, vi è stata l'espulsione dei missionari e così via.
Salto altre questioni che sono gravi e arrivo alla questione dell'embargo.
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Se non ho afferrato male il concetto, la tesi del nostro Governo è che l'embargo sia un guaio e che le sanzioni ONU praticate abbiano accelerato la volontà del Governo eritreo di isolarsi e quindi, in qualche modo, costituiscano un alibi.
È una tesi interessante e che in gran parte è condivisibile, se non fosse che è il Governo eritreo che ha continuato a cercare il suo isolamento, però avvalendosi comunque di rapporti che consentissero il rafforzamento sul piano degli armamenti, questo è il guaio.
L'embargo significa sottrarre all'Eritrea la possibilità di accrescere delle ricchezze che non costituiscono ricchezze per il popolo, purtroppo, ma per il regime. Recenti vicende giudiziarie hanno messo in luce come ci siano viaggi anche in Italia di questo dittatore che si procura armi e così via per il suo divertimento personale, oltre che per armare il suo esercito.
Ricordo che l'Eritrea è il Paese, dopo la Nord Corea, più militarizzato al mondo. C'è uno studio che ha pubblicato l'Economist di recente da cui risulta che la Corea del Nord ha 48,7 militari ogni mille abitanti, l'Eritrea 37,3 e la Cina, che ha il più grande esercito del mondo, ne ha 1,7, ossia 35 volte in meno dell'Eritrea.
Tutto questo ci deve far pensare a cosa servano gli aiuti economici e se l'incrementare i rapporti commerciali ed economici non serva ad incrementare la distruzione della stabilità del Corno d'Africa. È questo il grande punto da affrontare. Certamente la politica ha il delicato compito di vigilare perché ciò non accada.
Ho totale stima in quello che fa il Governo. Detto questo, qui e in ogni sede, è opportuno sollevare il velo su un regime tremendo che alimenta anche quel flusso migratorio che poi spesso giudichiamo fatto di criminali e così via, mentre in realtà è composto di gente che si sottrae ad un regime terroristico.
Aggiungo un'ultima cosa che mi preoccupa molto e che probabilmente sarà oggetto di una prossima interpellanza sul fatto che esiste un controllo da parte del regime eritreo Pag. 156attraverso non ben identificati strumenti di intelligence sugli eritrei che riescono ad arrivare in Italia. Ci sono denunce fatte da persone e da organizzazioni di cui abbiamo stima, tanto che sono chiamate spesso a riferire in Comitato diritti umani della Camera dei deputati e che meritano, a mio avviso, grande attenzione.
Esprimo dunque soddisfazione per quanto detto, anche perché si dimostra come il Governo intenda veramente mettere in pratica quella risoluzione del 12 gennaio Mazzocchi ed altri per cui i rapporti internazionali sono tesi ai diritti umani ed, in particolare, al sostegno della libertà religiosa.

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