venerdì 30 dicembre 2011

Italia 2065 11 Milioni di Immigrati o Cittadini?

«S iete vecchi! Vecchi! Vecchi!». Il tormentone di Oliviero Toscani è ripreso nei dati Istat: l' età media degli italiani, che è già a 43,5 anni, è destinata a salire quasi a 50. E andrebbe ancora più su senza gli immigrati. Che in mezzo secolo dovrebbero triplicare. C' è chi si sentirà gelare il sangue. Ma mai come in questo caso i numeri vanno presi con le pinze. E possono aiutare a capire. Gli anziani con oltre 65 anni che sono un quinto (20,3%) della popolazione, dovrebbero nel 2043, cioè fra poco più di tre decenni (il tempo che ci separa, per dire, dal festival di Sanremo segnato dal «Wojtilaccio» di Benigni) passare il 32%. Uno su tre. Il numero dei bambini e dei ragazzi sotto i 14 anni dovrebbe scendere parallelamente nel 2037 al 12,4%: uno su otto. Mentre cresceranno i pensionati, caleranno gli italiani al lavoro per pagare quelle pensioni e accantonare le proprie: la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scenderà in tre lustri dal 65,7% al 62,8% per precipitare infine nel 2056 a un minimo del 54,3%. Non c' è Paese al mondo che possa reggere con numeri così. Impossibile. Men che meno un Paese industriale che tale voglia restare. Ed è in questo contesto che vanno letti i dati sull' immigrazione. Dice dunque l' Istituto di statistica che, sulla base delle tendenze attuali (da prendere con le molle perché la storia prende spesso pieghe inattese), gli arrivi dovrebbero proseguire incessanti con un aumento dei residenti con cognome estero dai 4,6 milioni di oggi a 14,1 milioni nel 2065. Per capirci: «L' incidenza della popolazione straniera passerà dall' attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065». Ma qui, appunto, bisogna capirci. Partiamo dall' età media: spiega una tabella Istat che gli italiani sono mediamente, in realtà, ancora più vecchi (44,4 anni) e portano sul groppo 12 anni e mezzo in più rispetto agli stranieri, che stanno sotto i 32. Peggio ancora andrà in futuro se è vero che in quel 2065 preso a riferimento l' età media degli italiani arriverà a 51 anni e otto mesi. Contro i 43 scarsi dei nostri «ospiti». Insomma, piaccia o non piaccia saranno gli immigrati e i loro figli a pagare in modo determinante le nostre pensioni. Andassero via tutti, saremmo nei guai fino al collo. Bruno Anastasia, a capo dell' Osservatorio immigrazione di Veneto Lavoro, ha fatto due conti prendendo ad esempio la sua regione, una di quelle che tirano. La popolazione veneta aumenterà nei prossimi vent' anni di circa mezzo milione di abitanti grazie in gran parte ai nuovi arrivi: «È evidente che gli italiani rimarranno costanti solo grazie ai naturalizzati». Di più: se passeranno dal 10% di oggi al 18% fra vent' anni, gli immigrati «nelle classi di età centrali (trentenni-quarantenni) sfioreranno il 30%». Un terzo della forza lavoro. Nonostante il fatto che molti, appena possibile, torneranno a casa andando a coprire circa il 95% di quanti (5,9 milioni a livello nazionale) lasceranno l' Italia. C' è chi pensa sul serio che possiamo «prendere in affitto» milioni di persone tenendoli qui «appesi» per decenni? «Se io fossi uno xenofobo me lo chiederei», dice il demografo Massimo Livi Bacci: «Se il saldo positivo sarà davvero di 11 milioni di persone mi spaventerebbe meno avere 11 milioni di immigrati emarginati, senza casa, senza diritti, ignari della lingua, senza una famiglia che come in tutte le emigrazioni è quella che aiuta l' inserimento? Non credo proprio. L' inserimento non è solo un interesse loro: è anche interesse nostro». Giorgio Napolitano l' ha detto bene invitando le Camere ad affrontare il tema della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati: «Negarla è un' autentica follia, un' assurdità». Sia chiaro, in un' epoca in cui per il Cestim «il 16,6% degli abitanti del pianeta vive in una regione diversa da quella di nascita», passare dallo «ius sanguinis» (la cittadinanza dipende dai genitori) allo «ius soli» (chi nasce sul suolo di uno Stato è cittadino di quello Stato) impone massima cautela. Perfino gli studiosi più aperti invitano a procedere coi piedi di piombo. Come non ha senso che Leonardo DiCaprio, un americano che a dispetto del nome non sa quasi nulla dell' Italia, possa rivendicare il passaporto e votare un «suo» deputato, non ha senso che quel documento possa chiederlo il figlio di una turista nato casualmente a Capri. Del resto, spiegano Graziella Bertocchi e Chiara Strozzi nel saggio L' evoluzione delle leggi sulla cittadinanza: una prospettiva globale , proprio gli epocali esodi migratori hanno spinto nel dopoguerra molti Paesi a cambiare le loro leggi. Lo «ius soli» integrale applicato mezzo secolo fa dalla metà dei 162 Paesi studiati è integralmente conservato oggi solo da 36. Altri 31 (soprattutto colonie africane che si sono radicalizzate con l' indipendenza) sono passati allo «ius sanguinis». Ma in gran parte, sia che venissero dal primo (l' Irlanda) sia dal secondo sistema (la Germania), hanno finito per scegliere un mix. Che cerchi di tutelare insieme la maggior integrità possibile delle etnie nazionali e la maggiore integrazione possibile dei nuovi cittadini. Come può l' Italia non rivedere le leggi che hanno permesso a Mario Balotelli, nato a Palermo e cresciuto da genitori bresciani, di diventare italiano solo al compimento dei 18 anni? Anche perché la storia dimostra che il figlio di un immigrato, se accettato e inserito secondo regole chiare, può amare la Patria più di un compaesano con mille anni di «cromosomi» locali. Valga per tutti il caso di Leon Gambetta. Era figlio di un immigrato savonese e scriveva con amore della chiesa di San Michele, «diamante incastonato in una foresta d' ulivi». Ma era più francese dei francesi, e quando dopo la disfatta di Sedan Napoleone III si consegnò al kaiser Guglielmo, fu lui a dire «No, la Francia non si arrende». E restituì lui l' onore alla Patria che aveva scelto e amato. Se fosse rimasto appeso per decenni al rinnovo del permesso di soggiorno sarebbe stato lo stesso uomo? Gian Antonio Stella RIPRODUZIONE RISERVATA


Stella Gian Antonio



http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/29/Italia_2065_Milioni_Immigrati_Cittadini_co_8_111229004.shtml

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