mercoledì 11 febbraio 2015

COMUNICATO DEL 10 FEBBRAIO 2015


La campana del cimitero mediterraneo ha ripreso a suonare a morto. Sono ventinove questa volta i lugubri rintocchi, perché ventinove sono le vittime accertate, il che fa pensare che la cifra sia ancora una volta approssimata per difetto. Senza contare almeno altre 40 e più vittime registrate in circostanze analoghe a quelle dell’ultima strage, esattamente nelle stesse acque, tra lo scorso primo novembre (quando si è chiusa l’operazione Mare Nostrum) e il 31 dicembre 2014.
Ma forse dovremmo piuttosto chiamarlo discarica a cielo aperto, a questo punto, il Mediterraneo, perché i 29 sono soltanto, soltanto, le vittime del primo naufragio che dall’inizio dell’anno arriva a bucare il muro di gomma dei media italiani. Anche di quelli internazionali, dato che la stessa Al Jazeera lo riporta con rilievo.
A tutto disdoro dell’Italia, se è per questo, dato che lo fa evidenziando il nesso causa effetto tra la fine di Mare Nostrum, quanto accaduto e quanto accadrà.
Proprio così, questa è l’apertura della season degli orrori, cui l’anno scorso Mare Nostrum aveva concesso una parentesi di tregua. Una bella parentesi, se, come appare dalle cifre ufficiali, ha comportato il salvataggio in un anno di 170 mila persone.
Ma Mare Nostrum è stato chiuso per motivi di bilancio, motivazione in verità debole assai dato che, se proprio vogliamo tradurre in cifre i salvataggi, questi nel loro complesso hanno comportato un costo mensile medio di circa 9 milioni di euro, per un totale quindi che non dovrebbe superare i 120 milioni in tutto il suo anno di operatività. Non ci vengano a dire che in tempi di crisi il popolo italiano non può permettersi il lusso di un simile esborso, perché non di spesa aggiuntiva si tratta, bensì di somma da sottrarre da una spesa militare complessivamente valutata in 50 - 70 milioni di euro al giorno. Come dire che il salvataggio di 170 mila persone ha avuto un costo pari a quello di 2 giorni – due – di spese militari.
Viene da chiedersi dove siano i Diritti Umani di cui l’Occidente si è fatto storico portatore, dove siano le Nazioni Unite e il loro Consiglio per i Diritti Umani, che pure non più di un mese fa ha inviato in Italia un esperto con l’incarico di redigere un rapporto sul problema, dove sia l’UNHCR che pure dei rifugiati ha come missione occuparsi. Dove sia la nostra Costituzione.
Viene da chiedersi, ed è disperante farlo, se non ci sia un soggetto di diritto internazionale, in grado di porre fine a questa ecatombe consumata sull'altare di un benessere che la crisi che stiamo vivendo ha già di per sé posto in discussione.
Noi di “Verità e Giustizia per i nuovi desaparecidos” sappiamo di non avere la forza per ribaltare i criteri di Realpolitik su cui i nostri governanti continuano a ispirare le loro scelte politiche sicuri dell’impunità, e ci proponiamo di trovare prove e testimonianze per fare ricorso a quella che dovrebbe essere l’unica arma della civiltà, il diritto, attraverso l’istituzione di un tribunale internazionale di opinione che rappresenta per noi il primo passo per poter adire tutte le istanze competenti, a livello sia nazionale che europeo ed internazionale.
Ma non possiamo nasconderci che sarà un processo lungo e difficile, punteggiato dall’incalzare degli
inevitabili lugubri rintocchi di una strage cui non possiamo che chiamare tutti coloro che ancora si sentono umani ad aiutarci a porre fine.
Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos

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